lunedì 25 aprile 2016

Shield of Straw-Proteggi L'Assassino - Recensione

Regia: Takashi Miike
Anno: 2013
Genere: Thriller
Cast: Takao Oshawa, Nanako Matsushima, Goro Kishitami
Durata: 124 minuti
Nazionalità: Giappone
Titolo Originale: Wara No Tate

Miike è forse il regista giapponese più conosciuto in occidente, famoso grazie alle stranezze dei suoi film più che alla sua grandissima abilità tecnica, che sfoggia in questo thriller elegante e che non potrebbe essere più lontano dagli assurdi Dead Or Alive e che non contiene la caratteristica iper-violenza, sostituita da un realismo a tratti doloroso.

La trama è semplice, come sono del resto tutte le migliori, un giovane psicopatico, Kunihide Kyomaru, violenta ed uccide una bambina di sette anni, nipote di un importante industriale e politico. Quest'ultimo, multimiliardario e prossimo alla morte, mette su un quotidiano nazionale una pubblicità, nella quale promette un miliardo di yen (circa 800.000 euro) a chiunque lo uccida. Incaricati della protezione del killer e del suo trasporto alla capitale per il processo sono due agenti della polizia, specializzati nel trasporto di Vip (quei due sulla locandina), accompagnati da tre agenti della polizia metropolitana di Tokyo. Il miliardo però è un bottino molto appetibile per chiunque, e sono decine le persone in disperato bisogno di quei soldi che cercheranno di far fuori il serial killer: poliziotti, infermiere, guardie carcerarie e addirittura un camionista/aspirante kamikaze, che si fa saltare in aria nella speranza di lasciare alla famiglia qualche soldo.

Le scene d'azione sono poche, e troppo reali per essere divertenti, eccezion fatta per la bellissima scena del camion che esplode nel mezzo dell'autostrada, circondato da decine di auto della polizia, girata in modo perfetto, pulito e paurosamente preciso, come il resto del film. Si nota immediatamente la perizia tecnica con il quale Miike posiziona la telecamera e la maniacale cura delle luci.
La fotografia rappresenta uno degli elementi più interessanti della pellicola. L'inizio è molto buio, ma mano a mano che la storia prosegue (ed a sua volta diventa sempre più cupa e deprimente) tutto si fa molto più chiaro, fino alle scene finali, brillanti sia visivamente che concettualmente.

Molte delle critiche mosse in direzione di Shield Of Straw riguardano il fatto che non dia soddisfazione, che la conclusione non sia la classica punizione del cattivo, la redenzione (dei protagonisti, dell'umanità) attraverso la violenza (morte dell'antagonista). Questa mancanza di un esito appagante rappresenta una trovata geniale di Miike, che con questo film intende criticare aspramente la mentalità giapponese (dove, si ricorda, c'è ancora la pena di morte per impiccagione)
della vendetta per mezzo del sistema giuridico, tema affrontato in maniera più cruda e leggera nell'allucinante Tokyo Gore Police di Nishimura.

Il momento più pesante (dal punto di vista emotivo, il film scorre veloce per la sua intera durata) è quando il gruppo di agenti sono costretti a "prendere in prestito" un'automobile in mezzo alla strada ed il proprietario del mezzo si rivela essere il padre della prima vittima di Kyomaru, che chiede ai poliziotti perché spendono tanta energia e soldi per proteggere l'assassino (che è diretto ad essere processato e certamente condannato a morte) quando non hanno potuto fare nulla per salvare la sua bambina. Il motivo è che c'è di mezzo "l'onore nazionale", per il quale i capoccia della polizia sono disposti a mobilitare centinaia di uomini, spendere centinaia di migliaia di yen e sacrificare numerose vite innocenti, e per cosa? per proteggere un assassino che deve comunque essere ucciso?
La pena di morte è una forma di vendetta per niente diversa da quella orchestrata dal nonno della bambina uccisa.

Complessivamente Shield Of Straw è un ottimo thriller, che apparentemente non contiene le classiche caratteristiche di un film di Miike, Non ci sono le assurdità oniriche di Izo o i personaggi ridicoli e fumettosi della serie Crows Zero. Non aspettatevi, però,  di vedere un normale thriller,poiché la pellicola contiene alcuni elementi che la portano leggermente oltre alla soglia di sopportazione di molti, come ad esempio la caratterizzazione del killer, deliziosamente disgustoso e orribilmente impenitente.

giovedì 7 aprile 2016

Princess Madam - Recensione

Regia: Godfrey Ho
Anno: 1989
Genere: Arti Marziali, Poliziesco
Cast: Moon Lee, Michiko Nishiwaki, Sharon (Pan Pan) Yeung
Durata: 87 minuti
Nazionalità: Hong Kong
Titolo originale: Jin pai shi jie

Due agenti della polizia di Hong Kong, Moon (Moon Lee) e Lisa (Sharon Yeung) sono incaricate della protezione dell'ex segretaria di un boss mafioso che arriva in città per testimoniare contro di lui.
Il boss manda un manipolo di assassini per eliminare la testimone scomoda ma le due agenti li eliminano tutti. La moglie di uno degli assassini (Michiko Nishiwaki) uccisi decide di vendicarsi sulle due seducendo il marito di Moon per poi prenderlo in ostaggio.
Oltre alla trama principale la pellicola presenta altre due sotto trame, entrambe legate a Lisa, che si scopre di essere nipote del boss mafioso e contemporaneamente si innamora di un civile a cui salva la vita.

Moon Lee e Michiko Nishiwaki nel periodo in cui questo film è stato girato erano delle celebrità nel cinema d'azione di Hong Kong. Moon Lee apparì come protagonista in numerosi film di questo genere, grazie alle sue grandi doti di combattenti. L'unico suo film giunto in Italia è però "Onore e Gloria" diretto dallo stesso Ho e con protagonista Cynthia Rothrock.

Nonostante la celebrità delle due la vera protagonista è Michiko Nishiwaki, il cui personaggio è l'unico che affronta un vero e proprio cambiamento. Lisa si trova a dover scegliere fra la lealtà al suo distintivo ed alla sua amica ed a quella del padre, poliziotto corrotto, deciso ad aiutare il fratello criminale.

La parte migliore del film sono le numerose scene d'azione, che siano combattimento corpo a corpo, ben coreografati e con ottimi cascatori o le sparatorie alla John Woo (ovviamente non allo stesso livello ma comunque ben dirette e montate). D'altro canto la sceneggiatura superficiale, i dialoghi mediocri ed i personaggi appena abbozzati rendono lo sforzo di Godfrey Ho appena decente.